LA MOSTRA

Si è chiusa il 14 ottobre 2017 la mostra archeologica “Storia di un paesaggio rivelato”, allestita presso il Castello Svevo di Porto Recanati.

Nella mostra, che molti di noi hanno visitato, è stato possibile consultare ed ammirare importanti reperti archeologici, pannelli esplicativi, foto aeree, ricerche 3D sull’ impatto della romanizzazione nel paesaggio della Valle del Potenza, posta fra l’Appennino e l’Adriatico. I reperti e le ricostruzioni sono relativi a quattro città romane: Trea (Passo di Treia), Septempeda (Sanseverino), Ricina (Villa Potenza), Potentia (Porto Recanati).

La mostra ha esposto i risultati di vent’ anni di ricerche condotte dall’ Università belga di Grent che si è avvalsa delle nuove tecniche di telerilevamento, di fotografie digitali a colori e a raggi infrarossi, di rilievi laser scanner aerei, di fotografie scattate da droni e riprese satellitari ad alta definizione.

Grazie ad esse e alle tradizionali tecniche, raccolta di materiali, carotaggi, studi geomorfici, tecniche di scavo, si sono potute ricostruire le strutture urbanistiche delle città romane del Potenza, in particolare di Ricina, Trea, Settempeda e Potentia: il perimetro e la forma, gli edifici e la loro posizione, le tombe fuori città, le ville in campagna.

IL FIUME POTENZA

Il fiume Potenza, chiamato Flosis in epoca romana, svolse un ruolo di primo piano per le numerose risorse naturali che offriva agli insediamenti umani del passato: le sorgenti d’acqua, le zone di estrazione di argilla impiegata per la fabbricazione di laterizi (mattoni) e di ceramica, le cave di materiali lapidei (marmorei) di costruzione, le riserve boschive e i diversi terreni adatti ad attività pastorali e agrarie. Le ricerche archeologiche hanno rilevato che l’originaria foce del fiume era situata un chilometro più a sud dell’attuale. 

I PICENI

Nell’ Età del Ferro nel territorio medioadriatico erano presenti i Piceni. Essi prediligevano per i loro insediamenti le località costiere: gli insediamenti si collocano sui primi rilievi collinari, a breve distanza dal mare ed in posizione strategica a controllo delle vallate fluviali. Le recenti ricerche hanno evidenziato un villaggio fortificato che si ergeva a Montarice in posizione di controllo.

 LA ROMANIZZAZIONE E POTENTIA

La regione medioadriatica fu conquistata dai Romani nella prima metà del III secolo a.C., la nascita della colonia romana di Potentia risale al 184 a.C.  Essa,  dopo la costruzione delle sue infrastrutture essenziali (mura, strade, fogne, piazza centrale ed un tempio) deve aver conosciuto durante i primi 150 anni della sua esistenza l’accrescersi graduale di edifici tecnicamente sempre più sofisticati.

La città fu circondata da un imponente circuito murario dotato di tre o quattro porte, le vie urbane erano ampie, fra i quattro e sei metri. Vi erano almeno cinquanta isolati rettangolari. Nel tardo I secolo a.C. Potentia doveva avere una popolazione di circa 2.500 abitanti, la maggior parte dei quali impegnati nello sfruttamento delle risorse agricole e marine, attivi nel commercio d’oltremare come testimoniano la presenza di un mercato (macellum), di negozi attorno al foro e forse di un porto fluviale.

Dopo essere stata colpita da un grave terremoto nel 56 a.C, la città si riprese e sotto Augusto fu ingrandita e monumentalizzata: furono innalzati templi ed edifici pubblici attorno al foro centrale, un teatro fu probabilmente costruito nella zona vicino al mare e ricche domus vennero realizzate entro i settori residenziali della città. Un’ulteriore crescita si verificò nei primi secoli dell’Impero, fino al III secolo d.C., quando lo sviluppo urbano si arrestò in seguito alla crisi generale che investì l’Italia e l’Occidente. Nel 400 Potentia era sede episcopale e nell’ Alto Medioevo fu definitivamente abbandonata. Le condizioni di insicurezza e il progressivo degrado del paesaggio costiero spinsero le popolazioni a  spostarsi verso luoghi più protetti sulle circostanti colline.

 POTENTIA: VITICOLTURA E OLIVICOLTURA

In epoca romana la viticoltura e l’ olivicoltura svolsero un ruolo essenziale nell’Italia centro adriatica. Antiche fonti letterarie menzionano la produzione di vino ed olive verdi, grosse e carnose, e la costruzione di molte strutture rurali adibite alla lavorazione dell’uva e delle olive che sono state individuate entro e attorno alla valle del Potenza.

 I torchi romani erano in grado di eguagliare i risultati ottenuti con l’impiego di installazioni pre-industriali persino moderne e, tramite le vasche. si può capire che si potevano produrre 5.000 o 10.000 litri di vino o olio all’anno. Questi liquidi preziosi venivano esportati nell’ entroterra od oltremare.

Numerose officine che producevano anfore erano collegate a delle ville, situate per esempio sul colle Burchio.

POTENTIA E RELIGIONE

Per i Romani che abitavano a Potentia la religione occupava un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. Precedenti ricerche hanno trovato importanti santuari. Questi luoghi di culto di età repubblicana erano decorati con lastre di terracotta. In età augustea furono ricostruiti e circondati da un portico monumentale.

Importanti siti religiosi sono stati trovati anche all’esterno del perimetro delle mura urbiche.

Possiamo dire che  a Potentia si onoravano i morti dal fatto che lungo il corso del fiume Potenza si osservano le tipiche forme di sepoltura della tradizione funeraria romana.

Per evitare contaminazioni religiose, le sepolture degli abitanti della città venivano messe in delle necropoli situate sempre fuori dalle mura urbiche, di solito a fianco delle strade.

Nel corso dell’età imperiale si edificarono fastosi monumenti dalla ricca decorazione marmorea, come quelli rinvenuti a Ricina, o semplici steli funerari, un esempio sono quelli ritrovati a Septempeda, che accoglievano i visitatori delle città.

I REPERTI ARCHEOLOGICI IN MOSTRA

Appena entrati abbiamo osservato frammenti di argilla piccoli trovati nel letto del fiume Potenza, insieme a frammenti di vetro, gioielli, spille per i capelli, monete ed altri oggetti di uso quotidiano.

Andando più avanti abbiamo trovato delle lapidi con dei nomi di nobili scritti in latino, anche un elmo e due armature di gladiatori.

Proseguendo per la sala troviamo una statua senza testa con addosso un mantello, tre busti con la testa rappresentanti un uomo, una donna e una bambina, altre statuette rappresentanti dei romani e animali, come il toro, il leone e un uccello con dei frutti nel becco; esposti anche anfore, che anticamente contenevano vino, olio e acqua, e frammenti di anfore come: il manico, il fondo e l’orlo, la parte da dove si versavano i liquidi. Infine abbiamo visto una lampada ad olio decorata da disegni di gladiatori che lottavano, contornati da una cornice di fiori.

 

Nicolas F., Elena O., Davide S., Margherita T.

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