Il libro “Non chiamatemi Ismaele”, scritto da Michael Gerard Bauer, riscuote spesso il favore di noi ragazzi e ragazze preadolescenti.

Racconta un anno di scuola di un quattordicenne australiano, Ismaele Lesogne; Ismaele è simpatico, ironico, un po’ auto commiserante e, a suo parere, un imbranato, mentre sua sorella Prue è un genio. In più il ragazzo odia il suo nome, lo stesso del protagonista di “Moby Dick”, perché Barry Bagsley, il bullo della classe, riesce a storpiarlo in Puzza-piede Le-fogne e in altri modi più imbarazzanti. 

Ismaele è, come tutti i ragazzi della sua età, carico di problemi: la crescita, la scuola, gli insegnanti, i compagni e, soprattutto, il bullismo.

Ma il primo giorno di scuola arriva in classe la signorina Tarango, la nuova insegnante, che riesce a tener testa a Barry diverse volte.

Nei giorni seguenti, Ismaele cerca di escogitare un piano per fare in modo che Barry non gli faccia più scherzi: è ormai stanco di non trovare le sue cose e di dover schivare gli spintoni, ma non riesce a trovare soluzioni.  Un giorno, però, trovò il coraggio di affrontare Barry per difendere un bambino più piccolo, Marty.

Poco tempo dopo, il primo giorno del secondo trimestre, la signorina Tarango annuncia che è arrivato un nuovo alunno. Si chiama James Scobie e sembra la vittima perfetta per Barry: vestito e pettinato all’antica, con gli occhiali, diversi tic e una precisione maniacale. L’insegnante assegna a Ismaele il compito di far conoscere la scuola a James. Ismaele non ne è per nulla contento e Barry non perde occasione per prenderli in giro. Ma James non è come sembra: fonda una squadra di dibattito con Ismaele e i suoi amici, Razza, Igniatius Prindabel e Bill Kingsley, affronta Barry solo con la forza delle parole e rivela che non ha più paura di niente e di nessuno dopo che è stato operato al cervello, colpito da un tumore.

Sempre per lo stesso motivo a fine anno deve andare a Sidney per dei controlli, tornando l’anno dopo. Verso la fine della storia Ismaele  riesce a cavarsela da solo, sconfiggendo a parole Barry Bagsley, arrivando in finale alle gare di dibattiti e a parlare con Kelly Faulkner, conosciuta ai dibattiti, sorella di Marty e ragazza dei suoi sogni.

Tramite una lettera Kelly lo invita ad una festa: Ismaele si sente finalmente felice e riesce a dire: “Chiamatemi Ismaele, se volete”, accettando addirittura il suo nome.

Secondo me il libro piace molto a noi ragazzi perché non è troppo lungo, è scritto bene e in modo scorrevole. Il protagonista è ironico e spiritoso e narra di sé in prima persona, rendendo la storia ancora più coinvolgente. In più nel racconto si trattano tematiche molto vicine a noi ragazzi. Ad esempio si nota che Ismaele, alla fine della storia, è molto cambiato dall’inizio dell’anno e forse anche per questo alcuni di noi possono immedesimarsi nel personaggio.  Si parla anche e soprattutto di bullismo e dei modi per reagire e ribellarsi ai “Barry Bagsley” delle nostre scuole.

Anche l’amicizia e l’amore sono presenti: infatti Ismaele si innamora di Kelly, conosciuta grazie alla squadra di dibattito formata dai suoi amici.

I dialoghi sono molto coinvolgenti e divertenti, ma fanno anche riflettere: a mio parere il più bello è quello tra Barry e James, appena arrivato, ma già molto informato sulle regole della scuola, che può usare a suo vantaggio mettendo in ridicolo Barry.

Il finale è aperto, e questo presenta un lato negativo, ovvero il fatto che non si capisce cosa succeda agli altri personaggi, ma anche uno positivo, perché lascia immaginare la conclusione come piace al lettore.

Questo libro mi è piaciuto molto e credo di essere stata fortunata ad avere avuto l’occasione di scoprirlo, anche grazie alla scuola che me ne ha proposto la lettura.

E’ un romanzo coinvolgente e divertente, anche se tratta temi delicati.

Mi è piaciuto così tanto che se dovessi valutarlo gli darei un meritatissimo 10 e lode.

Leggendo questo libro ho capito molte cose, come il valore dell’amicizia, ma soprattutto ho imparato che, come recita il sottotitolo, “Dai bulli non bisogna per forza scappare!”.

Sara M.

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